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Il pericolo della plastica: Il silenzioso killer della fauna marina

Secondo Fauna & Flora (2024), si stima che ogni anno 100.000 mammiferi marini vengano uccisi dalla plastica, mentre ogni anno si riversano nelle acque oceaniche ben 12,7 milioni di tonnellate di plastica. Questo quadro desolante evidenzia un’imminente crisi ambientale con conseguenze di vasta portata sia per la vita marina che per quella del pianeta in generale.

Sappiamo tutti che la plastica è diventata parte integrante della vita moderna e si trova ovunque, dalla confezione più semplice ai dispositivi più elaborati. È resistente e versatile, caratteristiche che comportano gravi conseguenze, poiché la plastica è un materiale biodegradabile, a differenza di quelli organici, e persiste nell’ambiente per centinaia di anni, consentendo di trovarla in tutto il mondo, dagli oceani più profondi ai ghiacci artici.

Considerando ciò, l’inquinamento da plastica influisce negativamente sulla vita marina in modo profondo e in diversi modi. In particolare:

– Ingestione: È comune che gli animali marini scambino la plastica per il loro cibo. Per esempio, le tartarughe marine spesso confondono i sacchetti di plastica con le meduse, che sono una delle loro principali fonti di cibo. Ingerendo la plastica, il loro apparato digerente si blocca, portando alla malnutrizione e, forse, alla morte.

– Impigliamento: Molti mammiferi marini, come foche e delfini, si trovano impigliati in rifiuti di plastica come reti da pesca o anelli da sei. L’impigliamento nella plastica può causare loro gravi lesioni, limitando i loro movimenti che possono portare all’annegamento o alla morte per inedia.

– Contaminazione da sostanze chimiche: Alcune materie plastiche sono composte da sostanze chimiche, come il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati, che sono dannose se rilasciate nell’acqua. Queste sostanze chimiche possono essere assorbite dagli animali marini, causando squilibri ormonali, problemi riproduttivi e una maggiore possibilità di malattie.

– Distruzione dell’habitat: La plastica spesso colpisce le praterie di fanerogame e le barriere coralline, che sono habitat vitali per diversi animali marini. Di conseguenza, questi ecosistemi subiscono un degrado che porta alla perdita di biodiversità e al collasso.

Inoltre, la vita umana è minacciata dall’inquinamento da plastica della vita marina, considerando che molte comunità si affidano all’oceano per il cibo, il sostentamento e la ricreazione. L’inquinamento delle acque e la contaminazione dei frutti di mare causata dalla plastica possono portare a problemi di salute a causa della presenza di microplastiche nella catena alimentare, la cui entità è attualmente oggetto di ricerca.

Tra le possibili soluzioni al problema dell’inquinamento da plastica degli oceani vi sono:

  1. la riduzione dell’uso della plastica a favore dell’utilizzo di materiali riutilizzabili,
  2. il miglioramento della gestione dei rifiuti per evitare che la plastica finisca negli oceani,
  3. la maggiore consapevolezza e conoscenza dell’impatto dell’inquinamento da plastica, come quella fornita dal progetto RESCUE, e
  4. la creazione di politiche che regolino la produzione e il consumo di plastica.

Pertanto, comprendere l’importanza della situazione e adottare misure proattive per ridurre l’uso e i rifiuti di plastica sono gli unici modi per garantire un futuro senza plastica per gli oceani e l’intero pianeta.

Per saperne di più su come la plastica influisce sulla vita marina, visitate la piattaforma RESCUE: https://rescue.erasmus.site/courses/module-3-effects-of-plastic-use-on-marine-life/